Dell'antica Surrina etrusca è poco ciò che resta. Pietre che emergono ai lati del ponte e quelle ai lati dell'ingresso al pianoro che da questo si raggiunge. Qui certamente fu un tempio dedicato a Ercole, poi sostituito da quella che oggi è la Cattedrale dedicata a S. Lorenzo, purtroppo assai rimaneggiata nel XVI sec. dal cardinal De Gambara e molto danneggiata dai bombardamenti dell'ultima guerra. Questo cuore religioso della città domina l'antica Cassia, via di eserciti, commerci e pellegrinaggi tra il Nord e Roma. Fiore all'occhiello di Viterbo è la residenza papale costruita a lato della Cattedrale con la loggia in splendido gotico e il famoso salone dove si tenne il primo conclave della storia, terminato nel 1271 dopo ben 33 mesi. Da quella data l'elezione papale si chiamò conclave, perché tante furono le trame e gl'interessi che non permettevano di arrivare a una decisione. I cardinali lì riuniti furono rinchiusi nella grande aula, "cum clave" per l'appunto.
Viterbo, Palazzo dei Papi e campanile del duomo di San Lorenzo.Viterbo medievale
L'epoca medievale della cittadina è meravigliosamente rappresentata anche dal quartiere di S. Pellegrino, uno dei più integri d'Italia. Attraverso un magico andare di strette vie, torri e sottarchi si raggiunge la Piazza degli Alessandri, che già nel XII secolo il papa aveva riconosciuto come bene storico da preservare. Qui infatti si affacciano i palazzi che, in fasi successive, la famiglia Alessandri fece costruire. Lasciata la piazzetta si può scendere verso destra e attraversato il Fosso Urcionio si entra nell'altro quartiere caratteristico di Piano Scarano, un'altra delle tre alture su cui si estende la città nel Medioevo, con la bella chiesa di S. Andrea. Se invece si prosegue dritti, subito accanto alla chiesa di S. Pellegrino si può entrare, orario permettendo, nella sala che ospita il Museo della Macchina di S. Rosa, del Consorzio dei Facchini.
Possiamo dire che non esiste Viterbo senza S. Rosa. Il momento culminante della festa a lei dedicata si svolge la sera del 3 settembre quando un'alta e grande costruzione in cartapesta su anima di ferro è trasportata da 100/150 "facchini" attraverso le strette vie del centro lungo un percorso di 1.300 metri che parte dall'antica chiesa di S.Sisto e termina al Santuario di S. Rosa dove è esposto il corpo della santa, accanto al Monastero delle Clarisse e nei pressi della casa paterna ove lei visse quasi tutti i suoi 18 anni. Giovane di grande intraprendenza e forza, si oppose con tanto clamore all'assedio posto da Federico II al di fuori dei 5 Km di cinta muraria, che questi impose che, con i suoi genitori, lasciasse la città. Ma Rosa, senza preoccupazione, predisse che di lì a poco l'imperatore sarebbe morto. Così fu e la famiglia rientrò presto in città. Era l'anno 1250. Da questo Museo si può raggiungere la Chiesa di S. Maria Nuova. Risalente al sec. XI questa, al tempo del libero comune, ebbe ruolo di assemblea cittadina e anche di tesoreria, ospitando i forzieri. All'interno, in una pacata atmosfera si ammirano, lungo i muri dell'unica navata, splendidi affreschi di Matteo Giovannetti, del Balletta e del Pastura (Antonio del Massaro, la cui mano decorò anche alcune sale dell'Appartamento Borgia in Vaticano). All'esterno della Chiesa è un pulpito dal quale si vuole abbia parlato S. Tommaso d'Aquino, colui che, grande amico di S. Bonaventura, scrisse, tra l'altro, la Summa Theologiae, all'epoca in cui i monaci predicatori viaggiavano tra paesi e città.
Attraversando la storia
Da qui si può proseguire verso la Casa Poscia, del XV, che conserva uno dei più bei profferli, elementi tipici dell'architettura civile di Viterbo. Dicono che qui vivesse Galliana, una ragazza tanto bella da venire uccisa da chi non la poté avere. Oltre a essere famosa per le belle donne, Viterbo è rinomata per le sue tipiche fontane a fuso, tra cui primeggia la Fontana Grande, o Fons Sepalis, costruita nel XII e successivamente rielaborata più volte. Questa si trova lungo la via Cavour, che unisce Porta Romana alla piazza del Comune. E' in questa piazza che, a un certo punto, si concentrarono le rappresentanze del potere cittadino. Prima sparse in diversi luoghi, tra cui piazza del Gesù, sita lungo il percorso che i pellegrini facevano per recarsi alla piazza del Duomo e che ospita la piccola chiesa del Gesù nominata da Dante nel XIII canto dell'Inferno. Il palazzo in cui oggi ha sede il Comune fu risistemato nel sec. XV, all'epoca di Sisto IV, come testimoniato dallo stemma in facciata e dalle finestre crociate caratteristiche dell'epoca.Interessante visitare, al suo interno, la Sala Regia e altre sale affrescate.
Ai lati della piazza, aperta com'è oggi in epoca rinascimentale, si ammirano, troneggianti, i simboli dello stemma cittadino: il leone, lo stendardo crociato e la palma. Passando sotto l'arco che fiancheggia il palazzo del Comune si scende lasciando sulla sinistra la Valle di Faul e si risale via Cairoli per raggiungere la piazza della Rocca dove, accanto a Porta Fiorentina, s'impone la Rocca Albornoz, costruita dall'omonimo legato pontificio e rielaborata dal Bramante per volere di papa Giulio II. Al suo interno è ospitato il Museo Nazionale nelle cui sale sono, tra l'altro, i resti della città etrusca di Acquarossa, del Teatro romano di Ferento e delle Terme di Musarna. Continuando il nostro percorso arriviamo fuori della Porta della Verità, che prende il nome dall'omonima chiesa, ricca di opere tra cui, nella Cappella Mazzatosta, gli affreschi di Lorenzo da Viterbo. In quello che furono il chiostro e il Convento annessi alla Chiesa della Verità si trova il Museo Civico. Qui sono esposti resti etruschi,romani e medievali. Nel settore che ospita la pinacoteca è da segnalare, tra le varie opere di pregio, la Pietà di Sebastiano del Piombo, seguace di Michelangelo. Pare che il maestro stesso fu a fianco del pittore nella realizzazione del capolavoro. Volendo approfondire la conoscenza di Viterbo si segnalano, tra gli altri, il Museo Brugiotti per la ceramica e il percorso delle gallerie sotterranee a cui si può accedere da piazza della Morte e, perché no, gironzolando tra vie, chiese e palazzi di varie epoche, fermarsi per un buon aperitivo nello storico Caffè Schenardi, in corso Italia, vicino a piazza delle Erbe, dov'è la secentesca fontana dei Leoni di Caparozzi.
Feste e Sagre
Un territorio ricco di Acque Termali
La città e i suoi dintorni sono ricchi di terme naturali dalle proprietà rigeneranti e benefiche. La zona termale di Viterbo è una rinomata meta turistica fin dal Medioevo, quando i commercianti che transitavano per la via Francigena scoprirono casualmente le meraviglie naturali e gastronomiche tipiche locali. Alle Terme dei Papi non c'è romano che non sia andato almeno una volta nella vita. Ben attrezzate, con vasche calde, tiepide e fredde, possono ospitare un gran numero di persone e offrono diversi trattamenti. Sulla via Francigena ci sono ancora le Terme del Bagnaccio, quindi le Terme delle Masse di San Sisto, un vero angolo di paradiso.
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